Uno stile oltre la foto

La Polaroid

Ho sempre considerato la Polaroid una pellicola speciale.

Fin dalla prima volta che ne ho vista una. Sono stato estremamente fortunato perché, la prima volta che ho visto una Polaroid mi trovavo in una agenzia di modelle a consegnare alcuni test fotografici che avevo appena realizzato. Un assistente  fotografo stava consegnando ad una booker la Polaroid di un servizio fotografico realizzato dal già famosissimo Giovanni Gastel per il mitico mensile di moda “DONNA”.

Una vera emozione. Rimasi ammirato da quello che avevo visto. Era una Polaroid 20×25.

Gigantesca. Bellissima. Piena di colori e contrasti e di una “pastosità” generale inarrivabile da una qualunque stampa fotografica.

Men che meno, da una stampa digitale moderna.

Il cassetto dei ricordi

Amarcord

Questi ricordi sono affiorati, alcuni giorni fa, semplicemente perché, nel fare ordine fra alcuni oggetti che utilizzavo nel periodo della fotografia analogica, ho ritrovato una vecchia confezione di pellicole Polaroid. In realtà, si trattava delle versione concorrente. Nella fattispecie la FUJI FP-100C, che, rispetto alla Polaroid aveva colori e contrasti più in linea con le tendenze estetiche del periodo.

Ovviamente era scaduta da tempo. Molto tempo.

La curiosità mi ha spinto, comunque, a non buttarla via prima di aver provato a vedere se fosse ancora … sensibile

Nel mondo analogico

Manipolazione

Prima dell’avvento dei computer e dei relativi software di editing e post produzione, il mondo analogico pullulava di tecniche per manipolare le pellicole e le stampe per ottenere  effetti particolari. Fra le mille varianti, alcune sfruttavano l’approccio chimico, con svariati viraggi. Sia in sviluppo che in stampa. Altre tecniche facevano rifermento, ad esempio, a pellicole scadute oppure conservate male.

Oppure ancora, forzate nella loro struttura chimico-fisica attraverso pratiche di  … cottura … in forno, oppure di … congelamento …, in freezer. E via di seguito. La sperimentazione era generalizzata e continua.

Io, come prima cosa, mi sono limitato, semplicemente, a fare uno scatto per capire se l’emulsione fosse ancora attiva.

Anche perché, in altre occasioni, il risultato era stato sconfortante. Seppur ben esposte, le vecchie Polaroid scadute erano risultate completamente nere.

In questa occasione, invece, per quanto difettose, le immagini sono risultate ben più che leggibili. Anzi, hanno manifestato, per così dire, alcuni difetti … creativi

Sfocature, grana, macchie, ecc… Tutte cose che, a volte, si ricercano volutamente, ma non danno quasi mai, l’effetto desiderato.

Le emozioni

Lo scatto

Nonostante fossi certo di ottenere un risultato imprevedibile e imperfetto, l’esito positivo della verifica mi ha intrigato e ne ho approfittato per realizzare alcuni scatti.

La tecnica di manipolazione che ho usato è molto semplice. Ho rifotografato una stampa.

Operativamente, ho selezionato alcune immagini digitali che avevo scattato alcuni mesi fà e da queste ne ho ricavato delle stampe. Così come erano. Senza alcun ulteriore intervento di editing. Mi sono invece dedicato ad impreziosirle nella fase successiva.

In pratica, ho rifotografato le stampe, facendo tesoro di quello che facevano e fanno molti bravissimi stampatori, che … “ interpretano “ … lo scatto da stampare aggiungendo accorgimenti semplici e sfiziosi, ma di sicuro effetto per dare maggior enfasi alla foto finale.

In altre parole, dopo aver … lavato… le stampe, le ho rifotografate su un piano inclinato, non perfettamente perpendicolare alla fotocamera. Questo ha aggiunto una sfocatura parziale e localizzata dell’immagine finale. Un tecnica molto cara a coloro che utilizzano il Banco Ottico mettendo fuori asse la lente anteriore.

Inoltre, ho … sporcato … ulteriormente l’immagine inserendo davanti alla lente della macchina fotografica un sottilissimo vetro di bassa qualità.

Non è solo fare click

La Fotografia

Il pomeriggio passato a … giocare … come un bambino con il nuovo giocattolo, è stato emozionante. E, al di la della prevedibile nostalgia, mi sono divertito moltissimo.

Fotograficamente, nonostante tutti gli imprevisti e le imperfezioni attese, il risultato finale è di ottima qualità tecnica. Ma, anche gradevole e piacevole dal punto di vista estetico.

L’altro risultato certo è stato un appagamento personale per aver rivissuto sensazioni ed emozioni legate ad altri tempi. In più, ho dimostrato, a me stesso, ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che la fotografia non è solo fare click.

Parafrasando il titolo di una canzone di alcuni anni fa, … oltre al click …, c’è di più.

E, il di più, sta soprattutto nella ricerca, nella sperimentazione, nella curiosità, quasi fanciullesca, di scoprire e applicare nuovi modi per comunicare.

A se stessi. E agli altri.