Un Progetto Personale
Agli inizi della mia carriera, ho avuto l’opportunità di scambiare alcune idee e riflessioni con un fotografo molto famoso. Ero molto curioso e attento a tutto quello che la sua esperienza mi trasmetteva. Fra le tante cose, mi ricordo un suggerimento molto utile.
Mi disse: … “ ricordati, per quanto tu possa diventare un fotografo famoso, apprezzato, riconosciuto e richiesto, se vuoi che la qualità del tuo lavoro rimanga alta e viva, non scordare mai di ritagliarti, regolarmente, del tempo per progettare e scattare immagini frutto esclusivamente del tuo immaginario creativo e non di una committenza “ …
… “ Ogni volta che ne avrai la possibilità, possibilmente almeno 3 o 4 volte all’anno, organizzati e scatta solo per te stesso. Seguendo il tuo istinto e per il tuo piacere “…
Non sono sempre riuscito ad essere così preciso e puntuale, però, ho sempre avuto cura di seguire e mettere in pratica quel validissimo suggerimento.
L’ ho fatto anche in questi ultimi anni. E, in quest’ultimo periodo, non appena la fase acuta del periodo legato al Covid, ha permesso di ricominciare a programmare la quotidianità, ho ripreso in mano un’idea che, altrimenti, rischiava di rimanere nel cassetto.
Un' Idea
Era da tempo, infatti, che desideravo cimentarmi in un progetto, legato al ritratto, che comprendesse la collaborazione sinergica di tutte le persone e le professionalità coinvolte. Non io, quindi, che propongo e dispongo una mia idea a senso unico. Ma, uno scambio di idee e creatività fra me e le persone da fotografare. Un coinvolgimento comune, per realizzare una serie di ritratti nei quali le singole professionalità potessero incontrarsi, riconoscersi, amalgamarsi ed interagire, con lo stesso afflato, per il risultato finale.
Da qui, ha preso piede il progetto che, per semplicità e brevità, ho chiamato “Caravaggio”.
Un progetto che era nato inizialmente in riferimento al tipo di luce, “alla Rembrandt”, da utilizzare come filo conduttore per lo shooting. Poi, si è trasformato in un progetto che, oltre alla luce, si è dipanato, ulteriormente, attraverso la messa in scena e l’interpretazione di figure umane ed espressioni ruvide, forti e contrastate, proprio come l’uso della luce nella pittura di Caravaggio ci suggerisce. Caratteristica, questa, a me molto gradita.
Lungi da me qualunque tipo di velleità, citazione o imitazione artistica.
E’ stato, ed è, principalmente, il desiderio di interagire con professionisti dell’espressione suggerendo loro una moodboard molto semplice, ma precisa. Lasciando, poi, completa libertà di azione nel modo di interpretare e far percepire quelle sensazioni ed emozioni.
In pratica, desideravo realizzare delle immagini che richiamassero alcune scene tipiche e ricorrenti nei quadri del Caravaggio in cui l’azione vede singole persone o piccoli gruppi, interagire manifestando espressioni, posture ed emozioni, estremamente forti e coinvolgenti. A volte, anche con riferimenti crudi e atteggiamenti violenti.
Matteo ed Elena
Ho avuto il privilegio di scattare con Matteo Caremoli ed Elena Riccardi.
Indipendentemente dal fatto che conosca Matteo da molti anni e che Elena sia una conoscenza recente, sul set e durante lo shooting, sembrava di essere un tutt’uno.
Erano così profondamente immersi nella parte, tutti tesi a dare il meglio di se, che, assistere alle loro performance, mi ha fatto sentire come uno spettatore privilegiato.
Entrambi, bravissimi attori e validissimi compagni di viaggio, la cui collaborazione è stata coinvolgente e piena di pathos. Tale da regalarmi forti emozioni.
Tutto merito e frutto della loro bravura, professionalità ed esperienza.
Il Briefing
Il briefing iniziale è durato pochissimo. Non c’è stato bisogno di lunghi giri di parole.
Sono state sufficienti alcune semplici indicazioni generali e pochi altri riferimenti tecnici.
Per dar loro il più ampio spazio di manovra e la massima libertà di azione, l’unico vero, reale vincolo, era dato dal tipo di luce e da una specie di “gabbia” immaginaria, all’interno della quale, Matteo ed Elena erano invitati ad agire. Seguendo esclusivamente l’istinto, la loro professionalità attoriale, la luce ed il ritmo del click dello scatto fotografico. Quindi, più che delle pose, ho suggerito loro di immergersi idealmente in una qualunque tipica scena dei quadri del Caravaggio e di viverla come se fosse un estratto dalla scena di un film in cui io, più che dirigere l’azione, sarei stato il suggeritore e lo sprone ad agire. Un metodo, questo, che ho percepito e vissuto, molto positivamente, quasi come una sfida metodologica.
Lo Shooting
La sessione fotografica vera e propria è stata molto rapida. Sono bastate solo poche decine di minuti per avere la netta sensazione di aver ottenuto il risultato desiderato.
E’ stato uno shooting affrontato, da tutti noi, con intensa partecipazione e grande passione. Sono grato a Matteo ed Elena per la loro disponibilità e il loro contributo professionale. Senza il quale, le immagini finali avrebbero avuto il sapore di un semplice esercizio tecnico e non avrebbero, di certo, soddisfatto le aspettative iniziali.
Li ringrazio anche per l’entusiasmo e la dedizione che hanno profuso per la riuscita del progetto e per aver voluto condividere, qui’ di seguito, alcuni pensieri e riflessioni che hanno espresso nei riguardi di questa esperienza. Non solo fotografica.
La Cultura
E, ringrazio anche quel fotografo che tanti anni fa, disinteressatamente, mi ha reso partecipe di uno degli elementi principali per mantenere viva la fiamma della creatività. Evitando, con l’esercizio personale, di appiattirsi alle semplici letture e traduzioni dei layout che un’agenzia o un cliente ci sottopongono per realizzare un qualsivoglia lavoro.
Dare il proprio contributo creativo, al di la delle aspettative generali, è segno di vitalità e vivacità sia personale che professionale. Partire da un’idea specifica, progettarla e realizzarla, per se stessi, equivale ad alimentare la propria creatività e cultura.
Matteo
Scrivere con la luce: un vero e proprio esercizio di narrazione fotografica.
Una suggestione lontana, quella di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, maestro della composizione scenica, osservatore della condizione emotiva dell’uomo e celebrato conoscitore della luce. I suoi quadri sono perfetti, incredibili istantanee della vita della fine del 1500. Tre forme d’ arte: la pittura, la fotografia e la recitazione che hanno trovato in Caravaggio il motivo di una sfida moderna che ci ha portati agli scatti di Costantino Costa. Elementi unici ed essenziali come un fondale, una fonte di luce, un’emozione, un interprete e un uomo in grado di fissarne l’istante. Il fotografo, ovvero il moderno maestro della luce, e l’attore, l’attuale avventore della vita. Il risultato sono le immagini qui presentate e vissute in un soffio come la vita che scorre nelle tele del Merisi e fermata per sempre sulla pellicola fotografica. Così il soffio è diventato una sequenza di pochi istanti durante i quali abbiamo sentito emergere dal profondo una sola emozione in grado di muovere l’animo e il volto fino a deformare il corpo, ad ingrossare le vene e a far esplodere il respiro. Fermare l’energia in una forma, non disperderla e farne una foto intensa ed essenziale. Questo il nostro unico proposito.
Elena
Stare davanti ad una macchina fotografica non è semplice ed essere attrici non aiuta. In scena hai una storia da raccontare. Davanti alla macchina fotografica sei solo tu. Se poi l’intento è quello di raccontare comunque qualcosa di altro da te in pochi scatti, ti chiedi come sia possibile senza una lunga preparazione. Invece, arrivi sul set, ti cambi, di trucco non c’è bisogno, lo shooting non lo richiede, e si comincia. Si lavora. Non c’è tempo da perdere. Allora ti butti, ti fidi e ti affidi. Cerchi di capire cosa ti è richiesto, senza che troppi pensieri ti tolgano grinta e spontaneità. Donarsi e affidarsi a volte è sufficiente. Almeno lo è quando dietro alla macchina fotografica c’è un professionista che sa esattamente quello che fa e che vuole e sa metterti a tuo agio mantenendo comunque un utilissimo e doveroso rigore sul set. Grazie Costantino. Ogni volta mi stupisco per le barriere che riesco a superare e le tue foto mi mostrano parti di me dimenticate, che invece amo.